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  • Milan, Inter, Psg: Leonardo, maestro nel vendere se stesso e nell'arte della fuga

    Milan, Inter, Psg: Leonardo, maestro nel vendere se stesso e nell'arte della fuga

    • Antonio Martines
      Antonio Martines
    Splendido uomo di mondo Leonardo Nascimento de Araujo, uno di quelli che nella vita sanno aprire le porte con una certa facilità, ma che poi però non sanno mai restare troppo a lungo nello stesso posto, e con la stessa facilità con cui sono entrati, quelle porte sanno chiuderle se non addirittura sbatterle. Leonardo è sempre amatissimo dai tifosi milanisti, lo è nonostante il suo recente addio al Milan, in un momento in cui, forse, sarebbe stato il caso di dimostrare veramente di che pasta si è fatti, visto che abbandonare la gloriosa nave rossonera proprio sul finire dell'enesima triste stagione culminata con l'ennesima clamorosa mancata qualificazione alla Champions League, e beh...non è che sia stato proprio il massimo del coraggio e dell'eleganza. Sorge il sospetto che lui sia uno di quelli bravi a prendere gli onori ma non gli oneri, brillante e splendido nella vittoria, ma totalmente assente nella sconfitta, tutto il contrario di uno come Gattuso per intenderci, con il quale infatti non è mai andato particolarmente d'accordo. 

    E cosi le sue recenti dimissioni, che a molti sono sembrate quasi un atto dovuto, soprattutto in considerazione dei suoi rapporti non proprio idilliaci con Gazidis, forse questa volta dovrebbero essere studiate in modo più dettagliato, soprattutto da chi in futuro avesse ancora voglia di assumerlo come dirigente o allenatore, perchè è vero che nel mondo del calcio bisogna essere bravi a sapersi vendere e a cadere sempre in piedi, però è altrettanto vero che non si può sempre e immancanbilmente sparire nel momento della sconfitta, e in questo Leonardo ha dimostrato di essere un autentico maestro. Del resto basta dare un'occhiata alla sua carriera da allenatore prima e dirigente poi, cominciata esattamente una decina di anni fa, quando prese il posto di Ancelotti. All'epoca i tifosi rossoneri pensavano che con lui si fosse trovato il miglior erede possibile di Carletto, la tradizione del Milan ai milanisti sembrava continuare nel migliore dei modi, e il suo 4 -2- Fantasia sembrava essere l'inizio di una nuova era dorata per il Diavolo. Ma le cose non andarono cosi, perchè a differenza del suo predecessore, Leonardo era troppo permaloso per sopportare le continue punzecchiature di Berluscconi. Cosi alla fine della stagione se ne andò, un addio come un altro, se non fosse che poi a distanza di pochi mesi ebbe l'ardire di accettare la panchina dell'Inter e vincere addirittura la Coppa Italia, una vicenda che fu un vero e proprio pugno nello stomaco per molti milanisti. 

    Poi però accadde che con la stessa facilità con la quale aveva accettatto, decise di andarsene anche dall'Inter, lasciando una squadra che evidentemente con lui aveva solo avuto il suo canto del cigno, visto che si era alla fine del grande ciclo del Triplete, e che da li in poi i nerazzurri non hanno più vinto nessun trofeo. Si sistemò quindi al PSG, suo altro grande storico nido d'amore, questa volta però nelle vesti di direttore sportivo, ma anche qui nonostante le eccellenti premesse, per lui le cose non andarono come si sarebbe pensato, perchè ancora una volta emerse quel suo lato oscuro cosi ben nascosto, lo stesso che non gli permise di arrivare col Brasile in finale nel 1994 a causa della criminale gomitata a Ramos, lo stesso che gli fece dare quella volgare spallata all'arbitro Alexandre Castro e che gli costò la squalifica di un anno e il conseguente ennesimo addio.
    Un lato oscuro ben celato sotto quella bella copertina da eccellente uomo di mondo, un lato oscuro che però fu colto anche da uno come Ancelotti che dopo il suo addio alla panchina dei parigini disse: "Leonardo era mio amico, o almeno così avevo creduto, eppure non mi diede nessuna vera spiegazione del perché mi avessero trattato in quel modo". E tutto questo, senza dimenticare quelle voci non proprio lusinghiere sulle sue reali doti di talent scout, secondo le quali, gli arrivi di due miti rossoneri come Kakà e Thiago Silva, non furono esattamente tutto merito suo come la vulgata ha sempre raccontato, anzi: forse non furono affatto merito suo, visto che entrambe le operazioni furono totalmente realizzate da un certo Ariedo Braida, quindi non erano prodotto del genio di Leonardo, non erano esattamente farina del suo sacco. Alla fin dei conti di Leonardo si può dire che è sicuramente un maestro nel Personal Branding, ovvero quell'arte di vendere se stessi che oggi va tanto di moda, ma quanto valga realmente come dirigente, è una domanda alla quale ancora oggi non è possibile dare una risposta, anche se, quando non è possibile dare una risposta, forse una risposta c'è...

    @Dragomironero

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