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  • Milan, l'ex Pagni a CM: 'Potevamo prendere Foden e Ziyech, ma quella società non aveva futuro'

    Milan, l'ex Pagni a CM: 'Potevamo prendere Foden e Ziyech, ma quella società non aveva futuro'

    • Francesco Guerrieri
    Cerca, viaggia, scopre il talento e annusa l'affare. Danilo Pagni ha il fiuto per il campione, si sposta da uno stadio all'altro in giro per il mondo alla ricerca di futuri crac. Di nomi da fare ce ne sarebbero tantissimi, da Immobile a Ziyech, passando per Foden e Acerbi. Scopritore di giocatori ma anche di allenatori: Gattuso e Liverani su tutti. Pagni ha lavorato in ogni categoria, con esperienze anche nel Chievo e nel Milan (collaboratore area tecnica e scouting). L'ultima tappa, finora, Taranto. Ma l'avventura dura solo due mesi: "Dopo alcuni problemi normativi e personali - racconta Pagni nella nostra intervista - ho deciso, a malincuore, di declinare la proposta di un triennale".

    E' pronto per tornare in corsa?
    "Ho avuto un colloquio con un club, ma ho dato la mia parola a un manager inglese che sta trattando per provare a prendere due società italiane, una in Serie B e una in C".

    Che mercato è stato quello appena passato?
    "Fatto di scambi, come prevedibile. L'operazione più importante è stato il trasferimento di Tonali al Milan. Mi sorprende che nessuno abbia portato in Italia Tanganga, difensore classe '99 del Tottenham che un anno fa era in scadenza di contratto. Poi ha rinnovato con gli Spurs, Mourinho gli ha dato fiducia ed è esploso definitivamente". 

    Qual è tra le tante squadre in cui ha lavorato quella che le è rimasta nel cuore?
    "Il Gallipoli, perché siamo partiti dai Dilettanti arrivando in Serie B con uno stadio da 3000 posti. Sono stato lì cinque anni, all'inizio non avevo nemmeno un ufficio e mi appoggiavo in quello del presidente Barba. Era un personaggio, amava costruire la squadra da mezzanotte in poi".

    Quando era ds del Gallipoli scoprì un giovanissimo Immobile.
    "Ciro venne a fare la finale Beretti col Sorrento, io conoscevo il presidente del club e glielo presentai a Baresi e Ausilio per portare Immobile all'Inter. Alla fine non hanno trovato l'accordo e l'attaccante andò alla Juventus. A Gallipoli provai a portare anche un grande allenatore".

    Chi era?
    "Maurizio Sarri. Me lo segnalò un ex giocatore della Sangiovannese che l'aveva avuto come allenatore, dicendomi 'prendilo perché è un fenomeno'. Io ci provai, ma aveva già l'accordo col Pescara".

    E' vero che per andare a vedere Acerbi, allora sconosciuto, prese quattro aerei e due macchine?
    "Tutto vero, per fare Castrovillari-Pavia andata e ritorno. Acerbi giocava lì nel Pavia, dove c'era il ds che me ne parlava sempre bene. Così, dopo aver visto qualche sua partita in dvd, iniziò il viaggio della speranza: Castrovillari-Brindisi, Brindisi-Roma, Roma-Milano e, infine, Milano-Pavia. Quel giorno hanno perso contro il Sudtirol, ma si vedeva che Acerbi era fortissimo. Glielo consigliai al Chievo che alla fine lo prese".

    Qualche talento l'ha scoperto anche in Sudamerica.
    "Ai tempi del Chievo andavo molto in quella parte del mondo a cercare talenti. Romulo, per esempio. Giocava nel Cruzeiro e faceva l'alternativa all'ex Inter Jonathan. Io andai a vederlo a Porto Alegre, l'agente mi disse che stava per diventare comunitario e glielo proposi al Chievo; ma in quel periodo Sartori ebbe un lutto familiare e non se ne fece nulla. Alla fine andò alla Fiorentina, ma c'era anche il Bologna pronto a prenderlo".

    E in Argentina?
    "Lì scoprii Maxi Moralez, durante un Velez-Universidad Catolica del Cile in cui segnò due gol l'ex Genoa Pratto. Anche Maxi ho provato a portarlo al Chievo, poi tre anni dopo arrivò all'Atalanta".

    Nel 2017-18 ha lavorato al Milan con Fassone  Mirabelli.
    "E' stata una grande esperienza che mi ha arricchito il bagaglio culturale e d'esperienza. Ho girato il mondo monitorando tutte le competizioni".

    Ha qualche rimpianto di mercato?
    "A dire il vero più di uno. Ziyech, oggi al Chelsea. Quando giocava nell'Ajax tutti parlavano di de Ligt e de Jong, io spingevo per portare in Italia il marocchino. Ma ai dirigenti rossoneri segnalai anche Foden, che avevo visto nella Youth League e al Mondiale Under 17 dove vinse il premio di miglior giocatore, Diogo Jota, visionato in un Portogallo-Svizzera Under 21 e Mount, che al Vitesse giocava mezz'ala sinistra. Il rimpianto più grande però è un altro".

    Ci dica.
    "Grealish, centrocampista classe '95 dell'Aston Villa, ho visto alcune sue partite in Championship e me ne sono innamorato. Giocava sulla trequarti con i calzettoni abbassati stile Anni '60; scrivo un messaggio alla dirigenza dicendo che secondo me è da prendere. Due anni dopo è esploso".

    Come mai di tutti questi talenti non ne è arrivato nessuno in rossonero?
    "Mirabelli ha avuto troppo poco tempo per costruire la squadra, una sola sessione di mercato. Avevo capto che questo Milan non aveva futuro e la proprietà aveva ceduto il club, così ho deciso di andare alla Ternana. Peccato soltanto che tutto questo lavoro fatto in giro per il mondo non sia stato valorizzato".

    Milan, l'ex Pagni a CM: 'Potevamo prendere Foden e Ziyech, ma quella società non aveva futuro'

    Come giudica il lavoro dei dirigenti del Milan?
    "Hanno fatto grandi cose, perché hanno resistito per trattenere un patrimonio come Donnarumma, hanno valorizzato Cutrone, Calabria e anche Gattuso come allenatore e hanno preso due giocatori importanti come Calhanoglu e Kessie".

    C'è chi sostiene che l'errore sia stato prendere Bonucci.
    "Quando è stato annunciato dal Milan, però, davanti alla sede c'era il carnevale di Rio. Io non credo sia stato un errore, forse Montella poteva fare qualcosa di più. Comunque, al di là delle chiacchiere, se non si pareggiava a Benevento e non si perdeva a Verona quel Milan era in Champions League".

    Qual è negli ultimi anni un giocatore che ha seguito e pensava facesse meno di quello che ha fatto?
    "Nelle mie relazioni sono stato molto severo con Lozano, quando era al Psv. Sono stato spesso in Olanda e ho visto diverse sue partite, non avrei mai pensato diventasse un giocatore da 55 milioni".

    Una delle sorprese della Serie A è Tommaso Pobega, che lei conosce molto bene per averlo portato alla Ternana due anni fa.
    "Nessuna squadra di B aveva deciso di investire sul ragazzo, io lo conoscevo dai tempi del Milan e così ho deciso di portarlo in C alla Ternana. E pensare che c'era anche qualcuno che storceva il naso perché al debutto perse un pallone decisivo e fu espulso. Prima di prenderlo, avevo sentito Gattuso solo per avere informazioni sul carattere. Mi disse di prenderlo subito, e aveva ragione".

    Con Gattuso vi siete sfiorati.
    "Appena aveva smesso di giocare ho provato a prenderlo come allenatore quando ero al Vigor Lamezia in Serie C, ma lui aveva già altre ambizioni. Seguendolo in Grecia, sulla panchina dell'Ofi Creta, avevo capito che sarebbe diventato un grande allenatore".

    Lei è stato tra i primi a credere nel Fabio Liverani allenatore.
    "Sono stato bravo ma anche fortunato. Era una stagione difficile nella quale avevamo già avuto quattro allenatori, quando lo proposi al presidente mi disse che l'importante era non arrivare ultimi. Ci salvammo a +5 dalla quart'ultima senza neanche fare i playout".

    Un altro allenatore col quale avrebbe voluto lavorare?
    "Un giorno venne a trovarmi un amico a Gallipoli, dove io ero ds, e mi propose di prendere un caffè con Antonio Conte che stava per smettere di giocare. Mi disse che secondo lui sarebbe diventato un grande allenatore. Il Gallipoli in quel periodo era allenato da Auteri che vinceva tutte le partite, così non presi in considerazione l'ipotesi Conte".

    Com'è impostato il suo lavoro di scouting?
    "Prima di tutto dietro al mio lavoro c'è uno studio approfondito della materia e una serie di collaboratori che mi aiutato. Ho un database dove divido i giocatori per categoria, fascia d'età e campionato; poi li divido in tre gruppi: 'prospettiva', 'investimento' e 'giocatore pronto'. Infine, creo la mia classifica personale dal giocatore che mi piace di più a quello che mi interessa meno. Anche in base alle esigenze della società nella quale lavoro".

    Tre giovani per il futuro?
    "Mi piacciono molto Leone della Sampdoria, un esterno offensivo classe 2005; Troise, anche lui 2005, mezz'ala della Lazio; e infine Turco, attaccante classe 2004 della Juventus".

    Quale sarà il futuro di Danilo Pagni?
    "Intanto continuo a lavorare per aggiornarmi e perfezionare l'inglese, poi in questo periodo di pausa sto seguendo di più i miei figli che da tre anni giocano nella Lazio, un ottimo settore giovanile e due squadre molti forti sia a livello tecnico che fisico. Simone è una mezz'ala/attaccante esterno che gioca con l'Under 17 e Andrea una mezz'ala/fantasista, all'occorrenza anche ala offensiva, che è nell'Under 15. Sono cresciuti a pane e calcio, ma quello che il consiglio che voglio dare a loro oggi è di divertirsi, lavorare sodo e continuare a studiare perché la scuola è la cosa più importante".

    @francGuerrieri

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