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  • Milan, lo squalo Gazidis comunica meno di Yonghong Li: ha gettato le basi di un nuovo fallimento. E Ibra...

    Milan, lo squalo Gazidis comunica meno di Yonghong Li: ha gettato le basi di un nuovo fallimento. E Ibra...

    • Alberto Cerruti
      Alberto Cerruti
    La turbolenza, che avevamo previsto una settimana fa, purtroppo è arrivata e così i tifosi del Milan, sballottati tra i vuoti d’aria nel cielo rossonero, hanno incominciato ad avere paura malgrado le cinture allacciate. Non si commetta, però, l’errore di dare la colpa a Boban, che come sempre ha avuto il coraggio di parlare chiaro a costo di dire cose sgradevoli, perché in questo caso si scambierebbe l’effetto con la causa. Proprio quello che è successo, o meglio non è successo, dopo le sue parole fa capire che le colpe di questa grave crisi societaria del Milan nascono dall’alto. Perché i casi erano due: o mister Singer, proprietario del fondo Elliott, promuoveva il sollecitato incontro chiarificatore tra il suo braccio destro Gazidis e lo stesso Boban, oppure se le parole del dirigente croato erano state considerate destabilizzanti, perché contro i vertici societari, lo si doveva licenziare subito. 

    Invece nulla di questo è avvenuto, favorendo così ulteriore confusione e questa è l’ennesima prova dei limiti di esperienza calcistica della proprietà in generale e dell’amministratore delegato Gazidis in particolare. Tutti muti come pesci, anzi come squali che annusano e illudono le prede prima di azzannarle. Persino il non rimpianto ex presidente cinese Yonghong Li si era espresso qualche volta attraverso comunicati, facendosi vedere sia pure raramente. Di mister Paul Singer, invece, circola soltanto una foto, mentre Gazidis che assiste in silenzio alle partite del Milan non ha mai pronunciato una parola in pubblico o in tv, nemmeno in inglese visto che l’italiano per lui è più difficile del giapponese. In compenso, dietro la sua cortina di silenzio, con tanti 'no' comunicati privatamente a Boban, persino per l’opportuna assunzione di un vero capo ufficio stampa, Gazidis con il sempre più numeroso gruppo di collaboratori, rigorosamente stranieri of course, ha contattato RR Ralf Rangnick, a insaputa di Boban e Maldini, proprio nelle settimane in cui Pioli confermava di essere un signor allenatore, a prescindere dall’arrivo di Ibrahimovic. 

    Al di là dei tempi e soprattutto della mancanza di rispetto dei ruoli, Gazidis ha così gettato le basi per il prossimo fallimento tecnico del Milan. La storia recente della società rossonera, che lui evidentemente non conosce, ricorda che gli ultimi allenatori stranieri arrivati sulla panchina del Milan, senza una precedente esperienza nel nostro campionato almeno come giocatori, sono stati esonerati in fretta. Parliamo di Tabarez e Terim, rilevati rispettivamente da Sacchi e Ancelotti. E siccome Sacchi è il modello di Rangnick, stress ed esaurimento nervoso compreso, ricordiamo che il suo ritorno in panchina nel dicembre del 1996 coincise con l’undicesimo posto finale, peggior piazzamento dei 31 anni di gestione Berlusconi, perché senza i grandi giocatori dei primi anni le sue teorie non bastavano più. 

    E allora ve lo immaginate lo sconosciuto Rangnick senza campioni in squadra, perché questo Milan è da rinforzare in ogni reparto, con la speranza che non venga ceduto l’unico campione vero, Donnarumma. Meglio evitare, infatti, di illudersi che rimanga Ibrahimovic, perché le sue poche parole di stamattina “Fallo con passione, oppure non farlo”, fanno capire chiaramente che senza Boban e Maldini per lui sarà più facile ritrovare la passione nel Monza di Berlusconi e Galliani. Con o senza buonuscita, infatti, Boban sta per lasciare il Milan e con lui se ne andrà anche Maldini, che non deve cascare nella trappola delle promesse di Gazidis. Nessuno è più milanista di Maldini, ripete Boban, ma essere milanisti non significa diventare complici di un fallimento. Per questo Gattuso ha salutato la compagnia un anno fa, avendo capito che non poteva esserci futuro per il Milan. Ecco perchè, come non ci siamo stupiti dello sfogo di Boban, non ci stupiremmo se anche Maldini dicesse grazie per la fiducia e addio. Con le prossime turbolenze in arrivo, infatti, non sarebbe proprio il caso di dire arrivederci a chi ignora il significato della parola “passione”. E non soltanto perché non conosce l’italiano.

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