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    'Pantani è stato ucciso': parla lo spacciatore a Le Iene VIDEO

    A Le Iene parla in esclusiva Fabio Miradossa, lo spacciatore napoletano che riforniva il Pirata di cocaina: “Marco Pantani è stato ucciso”. Ad Alessandro De Giuseppe racconta del mistero dei 20mila euro che Pantani avrebbe prelevato per pagare la droga: “Non sono mai stati ritrovati. Perché non indagano su questo?”. 

    “Marco non è morto per la cocaina: Marco è stato ucciso”. Ne è convinto Fabio Miradossa, lo spacciatore napoletano che riforniva Marco Pantani di cocaina. Alessandro De Giuseppe, in un nuovo servizio su Marco Pantani, torna sulla vicenda della morte del Pirata, ritrovato senza vita il 14 febbraio 2004 nella sua stanza d’hotel. Il campione di ciclismo, vincitore di Giro d’Italia e Tour de France nel 1998 e squalificato per livelli di ematocrito troppo alti rilevati nelle analisi di Madonna di Campiglio il 5 giugno 1999, aveva 34 anni. 

    Per la giustizia è un caso chiuso: Marco Pantani sarebbe morto come conseguenza di comportamenti ossessivi, dopo aver esagerato con la droga
    e sfasciato tutta la sua stanza d’albergo. Quei comportamenti violenti e un cocktail di droga e farmaci, hanno spiegato i giudici, avrebbero poi portato alla morte del campione. 

    Alessandro De Giuseppe ha intervistato in esclusiva Fabio Miradossa, lo spacciatore di cocaina che in quegli anni riforniva il Pirata di sostanze stupefacente. E che sulla morte di Marco non ha dubbi: “Marco non è morto per cocaina. Marco è stato ucciso. Magari chi l’ha ucciso non voleva farlo, ma è stato ucciso. Non so perché all'epoca giudici, polizia e carabinieri non siano andati a fondo. Hanno detto che Marco era in preda del delirio per gli stupefacenti, ma io sono convinto che Marco quando è stato ucciso, era lucido. Marco è stato al Touring, ha consumato lì e quando è ritornato allo Chalet Marco era lucido”. 

    Nella stanza del residence, dove il corpo esanime di Marco giace in una pozza di sangue al cui centro viene ritrovata una pallina di 5 grammi coca, sono evidenti segni di sniffate. Ma proprio questo elemento è quello che potrebbe non tornare. “Marco non sniffava ma fumava e in quella stanza c’è solo traccia di cocainomani che sniffavano”, aggiunge Miradossa. Pantani fumava crack, non gli piaceva tirare. Chi ha creato quella situazione non era informato bene…Tracce di fumatori di crack non ne ho viste, come bottiglie di plastica, carta argentata, bicarbonato per preparare il crack”. 
    Un’incongruenza sottolineata anche da un soccorritore del 118, che pensa ad una scena del crimine in qualche modo ricostruita: “Che senso ha che io vada via alle 9.30 in un modo e poi la stanza alle 11 è tutta in un altro modo?”. 

    E di qualcosa che non torna sulla scena del delitto ci aveva parlato anche un esperto di investigazioni scientifiche che lavorò con la procura di Rimini e che dice: “Il video della polizia scientifica girato nella stanza dove fu trovato morto Marco Pantani potrebbe essere stato manomesso". “La cassetta era stata danneggiata e l’abbiamo ricostruita noi in laboratorio”. Il giorno dopo averlo fatto la polizia la porta nel laboratorio del tecnico. “Mi portano la cassetta con tutto il nastro fuori ‘perché la scientifica, nel fare dei fermi immagine, è andata avanti e indietro, l’hanno rovinata’. Mi dicono: ‘non si può fare più niente, vero?’. Ci siamo messi tutta una notte, l’abbiamo smontata e abbiamo riversato tutto il contenuto che c’era in questa cassettina in un cd”. La Iena gli chiede se secondo la sua esperienza potrebbe trattarsi di un tentativo di manomissione. E il tecnico risponde: “È evidente. Non mi è mai capitato che era uscito un nastro”. “A meno che uno non lo tiri fuori manualmente?”, gli chiede De Giuseppe. “Sì”, risponde il tecnico. 

    E se il caos in quella stanza d’albergo fosse dovuto ad una colluttazione con qualcuno che cercava denaro? Di denaro Marco, in quei giorni, ne aveva maneggiato eccome. 
    Racconta lo spacciatore: “Marco aveva prelevato 20mila euro a Milano. Al pm ho detto ‘cercate i soldi’ perché in quella camera chi ha ammazzato Marco è perché cercava i soldi. Io sapevo di quei soldi perché erano per me, per la cocaina. Erano un po’ per un debito vecchio e un po’ una fornitura.” 
    “Ciro Veneruso, un mio corriere, è andato al residence, si è visto con Marco, ha fatto lo scambio ma non ha avuto i soldi”, sostiene Miradossa. “Il 14 febbraio poi sono ritornato a Rimini e accendendo il televideo ho scoperto quello che era successo: panico totale. Il mio uomo ha portato a Pantani credo 15-20 grammi. Non si può morire per 15-20 grammi di cocaina, perché per chi fuma crack non sono davvero 15-20 grammi ma meno”. 
    ”Ma tu che in quel periodo l’hai frequentato, hai mai avuto la sensazione che stesse meditando il suicidio?”, gli chiede Alessandro De Giuseppe. 
    “Ma non scherziamo proprio, può essere stato un debole che ha reagito buttandosi nella droga ma che abbia voluto uccidersi no. Mai”. 

    Intanto Alessandro De Giuseppe è stato ascoltato dalla commissione Antimafia, alla quale ha raccontato tutti gli elementi raccolti e in suo possesso. 
     

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