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  • Perché Kouamé piace tanto alle big

    Perché Kouamé piace tanto alle big

    • Luca Bedogni
      Luca Bedogni
    Quasi fatta per Kouamé al Napoli, è sbucata fuori la Juventus. Perché?
    Avevamo tutti messo gli occhi su Piatek; se pensavamo al Genoa, pensavamo a lui, giustamente, che ha guidato la classifica cannonieri per quasi tutto il girone d’andata. Eppure, il ventunenne ivoriano ha stregato parimenti le big. Forse anche di più. Perché?

    Cos’ha di tanto speciale questa figura longilinea, che sembra a volte fin troppo snella per la sua altezza? Kouamé è un giocatore molto particolare. Per azzardare un paragone interdisciplinare, potremmo dire che riveste nel calcio la funzione che lo Swingman ha nel basket. “Gli Swingman –informa Wikipedia- usano il loro atletismo per sfruttare i mismatch difensivi: superano in corsa i giocatori più alti, e tirano sopra i giocatori più piccoli”. Che bella vita che fanno. E così anche Kouamé, alto 1,85, veloce e agile come una saetta. Si è fatto notare l’anno scorso al Cittadella, in B, segnando la bellezza di 13 gol stagionali accompagnati da ben 13 assist (tra campionato, play-off e coppa). Ora, nel Genoa, alla sua prima esperienza in Serie A, è riuscito ad alzare l’asticella. In questo girone d’ andata ha fatto 3 gol e 4 assist: non molto, direte, per meritarsi tutte queste attenzioni. E non lo salva nemmeno l’assist in più che ha prodotto in Coppa Italia. Dunque? Parliamo di altri numeri: quanto a duelli aerei vinti (54,6%) ad esempio, è ai livelli di Mandzukic (57,8%). E se lasciamo perdere l’inarrivabile Pavoletti (66%), Kouamé si staglia nettamente, giusto per fare un altro nome a caso, su Milik (37,5%). Una voce interessante è anche quella delle occasioni create: il rossoblù è a 23, il bianconero a 16, il polacco del Napoli a 12. Kouamé insomma è un giocatore che fa volume, un ottimo partner.    
     
     
    PERCHE’ LA JUVE? – Al di là di questi numeri, di per sé limitati ad alcuni aspetti del gioco, bisogna affrontare la storia tattica dell’ivoriano, se vogliamo comprendere appieno il perché dell’interessamento di Juve e Napoli. Siamo sicuri che quella dei bianconeri sia semplicemente un’azione di disturbo? La squadra di Allegri, per assecondare le caratteristiche di Ronaldo, ha virato gradualmente verso il 4-3-1-2. E’ questo il modulo in cui giocava Kouamé nel Cittadella di Venturato. In attacco, il Cit schierava appunto Kouamé in coppia col bomber Litteri, supportato da un trequartista. Approdato al Genoa, Ballardini ne ha sfruttato le doti e le conoscenze per inserirlo nel suo 3-4-1-2, un sistema diverso nel complesso, ma per certi versi simile nel reparto d’attacco. L’arrivo di Juric sulla panchina del Grifone alla nona di campionato, proprio contro la Juventus, non ha modificato granché l’impianto del Genoa (a parte il graduale accantonamento di Pandev, e la conseguente valorizzazione definitiva di Bessa nel 3-5-2/3-4-1-2). Nemmeno con Prandelli, nelle ultime cinque gare si è vista in fondo una rivoluzione tattica: i rossoblù non rinunciano alle due punte. Cosa servirebbe dunque Kouamé ai bianconeri? Per fare il vice-Mandzukic, la spalla di Ronaldo. Al momento infatti la Juve non dispone di un sostituto vero e proprio del croato. Quando manca, è costretta a variare lo spartito. Lo sa far bene, ma è pur sempre costretta. Facciamo un esempio: su una palla lunga del genere, calciata da Criscito per la torre dell’ivoriano (siamo nel primo tempo di Frosinone-Genoa), Piatek svolge la funzione di Ronaldo, Kouamé quella di Mandzukic. 

    Perché Kouamé piace tanto alle big

    E in effetti qualcosa in comune, fatte le debite proporzioni, CR7 e Piatek ce l’hanno. Sanno sfruttare al meglio i movimenti e i suggerimenti del loro compagno d’attacco. La sponda preziosa di Kouamé per il polacco, in questo caso, rivela una grande capacità d’intesa tra i due. Inoltre stupisce la facilità con cui Kouamé, in terzo tempo, trasforma un attacco della profondità in una sponda all’indietro, in torsione. Ed è proprio questa combinazione letale di velocità ed elevazione che il più delle volte annichilisce gli avversari

    Perché Kouamé piace tanto alle big

    PERCHE’ IL NAPOLI? – Intanto perché se un giocatore di una medio-piccola sta facendo bene, ci giochi contro e ti fa gol, ti resta ancora più impresso

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    Poi perché è molto più mobile di Milik, e Ancelotti con lui potrebbe non rinunciare alle palle alte senza per questo perdere in dinamismo. Il Napoli diventerebbe molto, molto imprevedibile con Kouamé in tandem con Insigne. Anche per l’ivoriano, tra l’altro, sarebbe un’esperienza diversa, completamente nuova. Forse più rischiosa. Come giocherebbe infatti Kouamé senza un perno attorno al quale svariare? A meno che Ancelotti non stia pensando alla variante pesante (o polacca) insieme a Milik, sulla scia di quel che già apprezziamo nel Genoa di Piatek. Un’opzione utile anche a partita in corso, o come pura alternativa tattica.
     
    LE DUE PUNTE: IL DENOMINATORE COMUNE Il denominatore comune sono le due punte. Tanto alla Juve nel 4-3-1-2 quanto al Napoli nel 4-4-2 servono attaccanti così, in grado di attaccare la profondità lungo i corridoi di mezzo. Qui sotto Kouamé in Genoa-Empoli, seconda giornata di campionato, lanciato da Criscito per il suo primo gol in Serie A.
     
    Perché Kouamé piace tanto alle big

    Facciamo caso a un altro criterio di valutazione: è Kouamé, non Piatek, il giocatore del Genoa più decisivo contro le big. Oltre ad aver segnato al Napoli, ha fatto l’assist per l’1-1 di Bessa all’Allianz Stadium. 

    Perché Kouamé piace tanto alle big

    Ha messo il suo zampino nel gol rocambolesco contro il Milan: un tiro sporco deviato fatalmente da Romagnoli. 

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    Infine ha creato i presupposti per il gol della bandiera dello stesso Piatek contro la Lazio (vedi sotto). Mentre il polacco? Con le grandi ha segnato solo alle romane. 
     
    VELOCITA’, TAGLI PROFONDI E SCELTE – Proprio nel 4-1 disastroso dell’Olimpico, Kouamé ha mostrato in un’azione tutte le sue doti da centometrista (da aggiungere a quelle già illustrate sopra). Ancora un servizio di Criscito in profondità, stavolta però lo scatto fa paura per la lunghezza del tratto percorso. E’ partito dalla Costa d’Avorio! 

    Perché Kouamé piace tanto alle big

    La cosa più importante, in questo caso, l’ha fatta però dopo essersi fumato Wallace lungo il taglio in diagonale. Raggiunto il pallone, anziché insistere in un uno contro uno svantaggioso (perché stava arrivando il raddoppio), Kouamé ha sterzato pensando al suo forte compagno d’attacco. Dov’è Piatek? Eccolo lì. E la difesa è manomessa. 
     
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