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  • La Roma di Pallotta e Baldini è allo sbando: Totti molli e salvi la dignità

    La Roma di Pallotta e Baldini è allo sbando: Totti molli e salvi la dignità

    • Stefano Agresti
      Stefano Agresti
    La Roma è una società allo sbando, piena di incongruenze, di situazioni paradossali e quasi dilettantesche, di annunci vuoti, di proclami smentiti. La gestione del licenziamento di Di Francesco - il quale ha certamente le sue colpe, sia chiaro - ne è il triste emblema.

    Le modalità dell’esonero sono da sagra di paese. Il presidente Pallotta, nella notte successiva la sconfitta con il Porto, contesta le decisioni arbitrali con un tweet (e usando anche un linguaggio maleducato in modo assolutamente gratuito). Dice in pratica: ci ha eliminato l’arbitro. A quel punto un’analisi equilibrata porta a pensare che l’allenatore, non essendo colpevole, resterà al suo posto: mica ha arbitrato lui. Invece il giorno dopo lo cacciano. Senza entrare nel merito di chi sia il vero colpevole, se Di Francesco o Cakir, è chiaro che qualcosa di illogico è successo.

    Ma chi ha preso la decisione dell’esonero? Un presidente, Pallotta appunto, che non sa niente di calcio, vive a Boston, non respira lo spogliatoio né la società (e nemmeno l’Italia, a dire il vero), non guarda in faccia i calciatori, non valuta i loro rapporti con l’allenatore. Probabilmente gliel’hanno consigliato i suoi uomini di fiducia sul posto, direte voi. E qui viene il bello.

    Monchi, il direttore sportivo, è sempre stato dalla parte di Di Francesco, e una volta gli ha anche salvato la panchina. Totti, la leggenda, si è schierato con l’allenatore anche pochi minuti prima della partita con il Porto. Il consigliere ascoltato e influente di Pallotta è Franco Baldini, ex dg della società, oggi consulente a libro paga. Dov’è Baldini? No, non a Trigoria, e nemmeno a Roma o in Italia. Vive tra Londra e il Sud Africa, da queste parti piomba una volta ogni sei mesi, quando va bene. Chissà da quanto non vede la Roma allo stadio, non entra nello spogliatoio, non vive la realtà giallorossa.

    Un incompetente a Boston, un competente (ma capace di infilare solo insuccessi dal 2001 in poi) tra Londra e Città del Capo: sono loro che hanno deciso le sorti di Di Francesco. Viene da chiedersi come faccia Totti a continuare a stare assieme a loro: perché non salva immagine e dignità e scappa via da questa società senza capo né coda?

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