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  • Romamania: senza i titolari il livello continua a scendere... come accadeva con Mourinho

    Romamania: senza i titolari il livello continua a scendere... come accadeva con Mourinho

    • Alessandro Austini
    Cosa resta della strana domenica romanista a Udine? Un grosso spavento, per fortuna senza conseguenze serie per N’Dicka, una prestazione rivedibile e una ventina di minuti da recuperare chissà quando per provare a trasformare il pareggio in vittoria.

    Al netto dell’impeccabile gestione emotiva di un momento che sarebbe stato delicato per qualsiasi allenatore navigato, stavolta l’impostazione della partita da parte di De Rossi è stata decisamente meno efficace e lucida rispetto al capolavoro di San Siro. Costretto a cambiare uomini in vista della gara di ritorno (come ha fatto anche Pioli a Reggio Emilia), il tecnico è andato oltre, modificando di nuovo sistema di gioco col ritorno alla difesa a 3, che dopo l’avvio a dir poco balbettante è diventato ancor meno comprensibile. Se Llorente si ritrova a fare il terzino destro e Angelino a “stringersi” da centrale nei ripiegamenti difensivi, la sensazione è che si sia perso un ordine logico nella formazione.

    De Rossi ha dimostrato sin qui di avere una miriade di pregi e, come tutti, almeno un difetto: a volte, partendo dall’intenzione sana di ragionare tanto su come affrontare una nuova situazione, finisce per complicarsi la vita da solo. Quell’”overthinking” tipico degli allenatori che, come DDR, amano studiare i dettagli e di cui spesso è accusato persino Guardiola.

    Non ci sarà bisogno di pensare troppo, invece, agli uomini da mandare in campo giovedì contro il Milan. Gli stessi dell’andata, con l’unico cambio obbligato a centrocampo per sostituire lo squalificato Cristante. Per caratteristiche la scelta dovrebbe ricadere su Bove, a meno di una nuova sorpresa che De Rossi ha dimostrato di poter sempre presentare. Ma chi?

    La partita interrotta a Udine lascia anche un’altra sensazione poco incoraggiante: se la Roma cambia 5-6 titolari, il livello continua a scendere tanto come accadeva con Mourinho. Dall’inesperto e incauto Huijsen, al “disperso" Zalewski, fino all’anonimo Aouar, le risorse da pescare in panchina rimangono poche. Qualche segnale in più da Baldanzi, ma ancora nulla di sufficiente per fargli scalare le gerarchie. Giovedì c’è bisogno della Roma vera, per chiudere una sfida tutt’altro che finita.

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