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  • Toromania: siamo tornati a Casa!

    Toromania: siamo tornati a Casa!

    • Andrea Piva
    “Filadelfia! Ma chi sarà il villano 
    a chiamarlo campo? Era una culla 
    di speranze, di vita, di rinascita, 
    era sognare, gridare, era la luna, 
    era la strada della nostra crescita”. 


    Così Giovanni Arpino, in un verso della sua celebre poesia “Ma un fiore l'avevamo”, raccontava il Filadelfia. Non lo chiamerò campo, non lo farà nessun tifoso granata, per tutti sarà la Casa, quella in cui il Toro è finalmente tornato. Lì il Torino è diventato Grande, ha vinto sei due suoi sette scudetti, ha formato la sua identità e ha fatto del tremendismo una sua caratteristica intrinseca. Nel suo cortile la squadra diventava una cosa unica con i tifosi, campioni come Ferrini, Pulici o Leo Junior chiaccheravano con i tifosi a fine allenamento mentre i più anziani raccontavano ai più giovani di “quelli là”, magari lanciando uno sguardo a Superga. Non serviva neanche pronunciare i loro nomi, tutti capivano ugualmente di chi si stesse parlando.

    Era da oltre vent'anni che un popolo intero aspettava questo momento, momenti in cui tra una bugia ed una promessa non mantenuta ha visto quel tempio essere abbandonato e poi sgretolarsi sotto i colpi di una ruspa. Ha visto la gramigna impadronirsi delle fasce nelle quali correvano Ossola e Menti, ha visto l'erbaccia crescere fino a nascondere la porta che Bacigalupo difendeva e che Mazzola e Gabetto centravano domenica dopo domenica con una frequeza incredibile. Ha visto i muri essere vandalizzati, l'immondizia al posto dei palloni e decine di gatti randagi correre, mangiare dove Pulici, Graziani e Zaccarelli si allenavano per vincere uno scudetto. In molti non credevano più nella possibilità che il Filadelfia potesse rinascere, invece ora la casa granata è di nuovo in piedi, pronta ad accogliere il suo popolo.

    È molto diversa da come la si era lasciata oltre vent'anni fa: non c'è più la storica tribuna in legno, sono cambiati gli spogliatoi e gli arredi e non c'è più quel suo profumo che faceva diventare pazzi, come ha detto un emozionato Mondonico. Ma il Filadelfia è rinato e, in fin dei conti, questo che conta davvero. Basta esili forzati in campi di periferia per allenarsi, basta partite della Primavera a Venaria: ora il Torino può tornare nel suo tempio. “Spero che i giocatori capiscano cosa vuol dire allenarsi al Filadelfia, se ci riescono questo posto può portare dieci punti in più in classifica” ha dichiarato Mondonico: non uno qualunque, ma una persona che quella casa l'ha vissuta prima da calciatore, poi da allenatore. 

    Toccherà ai tifosi far sì che al Filadelfia si torni a respirare l'aria che c'era fino a vent'anni, magari come facevano una volta, mischiandosi nel cortile con i giocatori, incantandoli con il loro discorsi. E se gli allenatori, i dirigenti e i calciatori che si alterneranno da oggi agli anni a seguire capiranno cos'è il Filadelfia, si immergeranno nel clima magico di quella culla in cui il Grande Torino è divenuto leggenda, allora il Toro potrà tornare ad essere un unicum tra squadra e tifosi e quel tempio potrà davvero fare la differenza.

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