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  • Sampmania: Sabatini, Audero, ed equazioni sbagliate

    Sampmania: Sabatini, Audero, ed equazioni sbagliate

    • Lorenzo Montaldo
    Avevo tirato giù un incipit totalmente diverso, per questo Sampmania. Parlavo di Europa svanita, di partita e di quello che è successo al Dall'Ara. Ho dovuto cambiare tutto, perchè la notizia che è arrivata dagli spogliatoi dello stadio di Bologna non può non essere analizzata. L'hombre vertical Sabatini non ce l'ha fatta più. La lite con Ferrero, confermata dallo stesso protagonista, ha portato ad una decisione naturalmente sorprendente per modi e tempi, ma non così sbalorditiva per quello che è stato l'esito finale. Ce lo aspettavamo tutti, l'addio di Walter a fine stagione. Onestamente un po' di rammarico ce l'ho, perchè a Genova non ha potuto esprimere il suo valore pienamente. Sul lavoro di Sabatini alla Samp aleggiava un grosso punto di domanda, un 'rimandato alla prossima stagione'. In tanti lo salutano – in maniera anche piuttosto colorita – ricordandogli quello che secondo i più sarebbe stato il suo unico 'colpo', ossia Tavares. Io sarei stato curioso di vederlo anche nel 2019/2020, nella pienezza del suo lavoro. Dare un giudizio sul suo operato è difficile, perchè è un quadro lasciato a metà. Curioso però come siano cambiate le cose nel giro di qualche giorno: “Se rimane Ferrero, resto, se vende me ne vado”. Lo diceva il dirigente qualche settimana fa, mica mesi. Deve essere stata una lite realmente molto violenta, ma se la ricostruzione sarà confermata (Ferrero che sbotta con i giocatori e con il tecnico) la figura del Comandate Sabatini che si erge a protezione della squadra ha un non so che di romantico. Ammesso e non concesso che gli interessi e le motivazioni non siano altre, più sottili e meno immediate. Qualcuno ipotizza una strategia ben precisa per accasarsi altrove, chissà. 

    Torniamo al campo. Ora la salutiamo davvero. Bye bye Europa. Peccato, ci abbiamo creduto, quest'anno persino un po' di più, o quantomeno più a lungo. La Sampdoria nel ponte di Pasqua va in barca a Bologna, ora tutti al mare. Un po' di rammarico rimane, perchè la squadra rossoblù non sembrava irresistibile, anzi, pareva ampiamente alla portata della Samp, molto più di quanto non dica il risultato finale. Incredibile come Audero abbia commesso più errori oggi che in tutto il campionato: succede, quando sei un portiere, se la prima papera ti rimane nel cervello poi liberarsene è difficile. E dire che nel primo tempo l'estremo difensore blucerchiato aveva tirato fuori dal cilindro due o tre interventi strappa-applausi: peccato, peccato sul serio. Ma nel processo di maturazione di un numero uno c'è pure questo passaggio. Audero ha già dimostrato nel corso della stagione una forza mentale sorprendente: più di una volta ha sbagliato, reagendo immediatamente, addirittura nella stessa partita. Ieri per la prima volta non c'è riuscito, capita. Anche ai migliori.

    Al di là di Audero però attribuiamo i giusti demeriti a chi di dovere. E' mancata la tenuta mentale alla Samp, perchè dal suo portiere sino al centravanti, tutti hanno commesso leggerezze e imprecisioni. Nessuno escluso. Tonelli ha sbagliato una lunghissima serie di interventi, forse in questo senso la ruggine della panchina si è fatta sentire. Andersen non l'ho mai visto così svagato e in difficoltà in tutta la stagione. Per il danese passaggi imprecisi, tempi di uscita fuori giri, disattenzioni in marcatura: forse anche il cambio di piede (con Colley gioca centrodestra) può avere influito, chissà. Sulla destra Sala è sembrato risentire ancora delle scorie post derby, meglio a sinistra Murru, ma se chiudi una partita con quattro difensori su quattro ammoniti, qualcosa vorrà pur dire. Aggiungete un Defrel irriconoscibile (primo match sbagliato tra tutti quelli disputati 'post schianto'), un Quagliarella legittimamente con il freno a mano tirato e un centrocampo slegato e sfilacciato. Il risultato non poteva che essere questo. 

    La Samp ancora una volta mastica amaro a Bologna, era già capitato gli anni scorsi: l'ultimo punto al Dall'Ara risale al settembre 2013. Così, tanto per citare un campo stregato... Adesso ci si presentano cinque partite in cui trovare stimoli e motivazioni sarà quantomeno complicato. Giampaolo magari inizierà a sperimentare qualcosa in vista della prossima stagione, con l'obiettivo di migliorare ancora il bottino di punti. Nel 2016-2017 il Doria chiuse a 48 punti, esattamente quelli che ha oggi. L'anno dopo finì a 54, quindi tanto vale cercare di vedere il bicchiere mezzo pieno: alzando ulteriormente l'asticella finale, Giampaolo certificherebbe una crescita sì lenta, ma costante, graduale e soprattutto continua. Io personalmente questo miglioramento l'ho notato anche a livello di mentalità. Negli scorsi campionati, il clima balneare era cominciato quasi a dieci giornate dalla fine. Essere arrivati a giocarsi qualcosa a 6 incontri rimanenti, è già un passo avanti.

    D'altro canto, provateci voi a fare più punti perdendo ogni anno i due giocatori migliori, quelli su cui hai costruito l'intelaiatura della squadra, e nel contempo aumentando il bottino di punti a fine stagione. Che poi i blucerchiati si muovano bene sul mercato, è fuori di dubbio. Ma per comprare sostituti all'altezza dei Torreira, degli Skriniar e dei Muriel, per di più già pronti, servono dei gran milioni. Se li acquisti a 'basso costo', devi lasciare ai rincalzi il tempo di crescere e assestarsi nello stile di gioco di Giampaolo e sul livello dei predecessori. L'equazione 'vendi i migliori-migliora il risultato' funziona solo a Football Manager. Probabilmente è questo a cui si riferisce Ferrero, quando afferma che la Samp meglio di così sotto la sua gestione non può fare. E io onestamente credo sia vero, ma penso anche che ci sia da riflettere profondamente su questo aspetto. Sotto vari punti di vista.

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